Santa
Giuliana o Uliana fu martirizzata a Nicomedia durante le feroci
persecuzioni di Massimiliano (305 circa); si hanno notizie della
diffusione del suo culto nella nostra diocesi fino dal 1200, quando
le venne intitolata la cappella del castello di Belluno.Anche se
nel corso dei secoli il sentimento religioso nei confronti della
santa è andato spegnendosi, nei tempi più remoti esso era molto
sentito nelle nostre zone tanto che, il 15 febbraio, alla vigilia
del giorno a lei dedicato,un gran numero di devoti partiva dalle
valli agordine e bellunesi per recarsi a Sospirolo, trascorrendo
qui la notte per poi assistere alla messa e in particolare per invocare
la guarigione dal mal di pancia. Le prime notizie sull’edificio
sacro a noi giunte risalgono alla prima metà del 1500, anche se
sembra certa una sua fondazione medievale o addirittura tardo imperiale.
L’antichità dell’insediamento è comprovata dal ritrovamento di una
lapide romana, che ha confermato l’importanza del luogo fin dall'epoca
tardoantica, rafforzando l’ipotesi dell’esistenza sullo stesso sito
del castello medievale di Misso, del quale una piccola parte potrebbe
essere ancora conservata nell’attuale costruzione. Probabilmente
già in quell’epoca era presente un luogo di culto affermato e dotato
di un considerevole patrimonio dotale. Dalla prima descrizione estesa
della chiesetta, risalente alla fine del 1500, si apprende che la
stessa era dotata di pavimento in mattoni (poi sostituiti con lastre
lapidee), aveva due porte d ’accesso (a nord ead ovest), il soffitto
di travi lignee dipinte, le pareti affrescate e due altari. Originariamente
non possedeva il cimitero che venne realizzato solo nel XVIII secolo.
In fonti successive si chiarisce che la chiesetta era cointitolata
a santa Apollonia,martire di Alessandria d’Egitto,invocata contro
il mal di testa, mentre nulla si dice sulla struttura architettonica
ad “elle”dell ’edificio, che è stata conservata fino ai nostri giorni,
probabile risultato di due diverse fasi costruttive. Il corpo principale,
orientato a levante e proteso verso il sagrato con un piccolo portico
sorretto da due pilastrini, presenta un’aula rettangolare, attualmente
coperta a volta, il cui altare, rialzato da due gradini rispetto
al pavimento dell’aula, è collocato sotto un arcone leggermente
rastremato e decorato da un trittico. Il braccio laterale, cui si
accede attraverso un ampio arco ribassato, probabilmente aggiunto
nel corso del XVI secolo, è coperto con una volta a botte ribassata
e lunettata e contiene l’altare minore intitolato a sant’Agostino.
Il campanile che oggi vediamo sovrastare la facciata principale
fu ricostruito nel 1700, in occasione di un importante restauro
che riguardò anche il consolidamento del tetto, il ripristino delle
pareti esterne con malta e il ritocco degli affreschi quattrocenteschi,
oggi quasi completamente illeggibili. La chiesetta, particolarmente
cara alla popolazione locale, fu mantenuta in buono stato di conservazione
fino all'epoca napoleonica quando venne sospesa la “masserizia”
e vennero incamerati i beni dotali, con il conseguente progressivo
degrado che, nel 1929, rese necessaria la sospensione provvisoria
delle funzioni. Nel corso di questo secolo vennero attuati diversi
interventi conservativi, ultimo dei quali nel 1984, frutto della
grande generosità dei frazionisti e dei devoti a santa Giuliana.
Per quanto riguarda l’apparato decorativo dell’antica chiesetta,
è da sottolineare che le opere più importanti non sono attualmente
ammirabili nel loro originario sito. Infatti, la pala della “Vergine
con il bambino tra i santi Daniele ed Agostino”, probabilmente dipinta
dal pittore bellunese Nicolò de Stefani (1520 c.a.-1599), era originariamente
collocata nell ’altare minore, ma è oggi conservata in altra sede
per motivi cautelativi. Di forma piuttosto atipica,la pala, menzionata
per la prima volta nel 1598, rappresenta la Madonna assisa su un
basso trono nell’atto di reggere il Bambino, mentre a destra è inginocchiato
un santo vescovo dall’incerta identificazione e a sinistra è ritratto,
in posizione eretta, san Daniele ricoperto da un’elegante zimarra
e reggente un grosso volume e la palma del martirio. Altra opera
non più fruibile è una piccola composizione lignea, realizzata da
un anonimo scultore del XVII secolo, che rappresenta la Vergine
con il bambino tra un santo vescovo e un altro taumaturgo.
|